Nel Sutra del Loto c’è l’idea della città fantasma. Si trova nel capitolo 7 del sutra. Il capitolo racconta la parabola di un viaggio. Le persone si mettono in viaggio, ma presto si lamentano che sono stanche ed impaurite e non possono continuare. Vogliono tornare indietro. La meta è troppo lontana. La lotta lungo il percorso è troppo difficile, così sono inclini a rinunciare.

Questo mi fa pensare alla parte del film su Xuan Zang, dove lui acquisisce un discepolo, Vandak, lungo la strada, ma il discepolo alla fine rinuncia perché il viaggio è troppo pericoloso e difficile; Xuan Zang lo lascia andare con una benedizione e, senza dubbio, il discepolo ha ricevuto qualcosa - prima era un ladro ma ora ha trascorso un periodo di tempo con un bodhisatva. Quindi è destinato ad avere dei benefici, ma quando subentra una crisi, perde i nervi.

Molte persone prendono rifugio, può essere totale, può essere parziale. Arrivano fino ad un certo punto, e questo va bene, ma forse non è tutto ciò che potrebbero ottenere.

Quindi, nella parabola, quando le persone cominciano a lamentarsi che il viaggio è troppo lungo, il leader evoca una città fantasma  più avanti sulla strada - un obiettivo che possono vedere e che dà loro speranza. I viaggiatori così smettono di pensare alla meta finale, che è ancora molto lontana, e mirano solo alla città e questo consente loro di continuare.

Quando raggiungono la città, il leader dovrà trovare una nuova strada da percorrere per convincerli a non fermarsi lì, ma ad andare avanti. Molti comunque continueranno ad aggrapparsi alla loro apparizione.

Nembutsu è prendere rifugio. Prendere rifugio può significare tuffarsi direttamente nella profondità del Darma oppure può essere un viaggio graduale in cui, pian piano, si lascia andare l’attaccamento mondano e ci si rivolge al Budda per gradi. Ci possono essere diverse fermate lungo questo viaggio del prendere rifugio, molte città fantasma lungo la strada.

La prima fermata potrebbe essere prendere rifugio solo per accedere ad una comunità di persone che piacciono, o per avere accesso alle lezioni di un particolare insegnante; e si può fare anche se il buddismo è ancora solo un interesse, ma è stato fatto un primo passo. Si potrebbe essere coinvolti in tale comunità. Si potrebbe diventare un partecipante entusiasta delle sue attività. Si potrebbe raggiungere un qualche status nel gruppo.

Ora, si arriva alla seconda fermata. Sono le città fantasma. Ci si potrebbe trovare a proprio agio in questo o quello status: si sta sulla difensiva se si viene minacciati o sfidati. Si aderisce alla religione del non attaccamento, ma ci si attacca alla propria posizione in essa.

Oppure, un altra fermata: si organizza la propria vita in compartimenti. Nel tempio si è buddista, seguendo la teoria buddista. Per la strada si segue un’altra serie di pensieri, forse idee politiche o sociali. Nel proprio lavoro si è in un terzo modo. Nel tempo libero in un altro ancora. Naturalmente la vita è fatta di queste parti, ma se si prende rifugio in una sola di queste, le altre possono facilmente iniziare ad avere la precedenza. C’è una certa differenza tra l’essere membro di diverse comunità, una delle quali buddista, ed essere un buddista membro di diverse comunità.

E cosa si farà quando le città fantasma si riveleranno dei miraggi? Il presunto rifugio scomparirà? Si tornerà indietro come Vandak o si andrà avanti come lo stesso Xuan Zang?

Xuan Zang divenne il più onorato, perché lui stesso era colui che il Maestro Linji ha definito “Una persona senza rango”, che era, nondimeno, interamente devoto. Il suo rifugio gli ha permesso di attraversare il deserto e andare avanti, anche quando il suo discepolo aveva abbandonato il viaggio.

Amo Amida Bu

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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