Tradotto da Angela Romani

In questo podcast vorrei dire qualcosa sull'idea del koan. Conosciamo la parola koan da una particolare pratica del buddismo zen in Giappone, Cina e Corea.

L'origine dell'idea risale a tempi remoti in Cina: ad un tirocinante poteva essere affidato il compito di studiare la vita di un maestro del passato. Ogni grande maestro del buddismo - nel lignaggio di trasmissione -  ha avuto il suo particolare problema spirituale o barriera spirituale che ha dovuto superare o attraversare. Non appartiene al buddismo, che una persona diventi sempre più buona, sempre più  saggia, in una progressione lineare continua. Non è questo che succede. Una persona è afflitta da un problema e alla fine supera il problema in un modo o nell'altro, e non nel modo in cui se lo aspetta. Generalmente, possiamo dire che il problema sconfigge la persona e questa sconfitta diventa veramente una porta che si apre. Diventa la porta che apre verso l'umiltà, verso un'accettazione della fede, verso il superamento dell'idea egocentrica di ottenere tutto attraverso il proprio potere. Quindi il koan è una rottura con il proprio potere personale.

Però accade in modi molto diversi nelle diverse persone, e al tirocinante può essere dato il compito di studiare la vita di qualche maestro precedente, così che lui o lei arriva a comprendere come quel maestro è arrivato a superare il problema, perchè quello studio potrebbe aiutare quel tirocinante o quel discepolo con il suo proprio problema o ostacolo spirituale.

Ora, quando la pratica del buddismo si è spostata in Giappone, questo metodo non è stato così facile, perché molte delle persone che erano state formate, che praticavano, erano analfabeti, e non potevi mandarli in biblioteca a studiare tutti quei libri su questo e quello. Così, divenne una pratica nella quale veniva presentato solo l'essenziale della storia, il finale se vogliamo, il momento della realizzazione, non l'intera storia della vita della persona in questione. Quindi il koan è diventato breve, concentrato, molto "sul pezzo"; ed è diventato una pratica in molte scuole buddiste, come lo Zen Rinzay, dare alle persone una serie di koan da studiare in questo modo; e quando ne superavano uno potevano passare ad un altro.

O in Corea dove questo si è sviluppato in un altro modo. In Corea viene dato alle persone un unico koan, di solito lo stesso per tutta la vita, quindi questi koan coreani Hua Tou (o Hwadu) affrontano maggiormente, si potrebbe dire, questioni esistenziali.

Più genericamente, siamo arrivati ad usare il termine koan per riferirci semplicemente al problema spirituale nella vita di una persona, e sarà diverso per ciascuno. Qui possiamo apprezzare come il sentiero spirituale non sia "una taglia unica" valido per tutti e ogni persona ha il suo koan.

Quindi da un lato ci sono innumerevoli koan ma, in un certo senso, tutti i koan tornano al problema dell'impermanenza e della sofferenza, dukka, che viene con l'impermanenza. Per questo siamo vivi, per questo siamo capaci di amare. Ma per questo tutti abbiamo i nostri problemi. E questo è il koan. Prende forme diverse in ogni persona e quindi la risoluzione del problema è diversa per ogni persona. Satori è diversa per ogni persona.

Quindi questo vi da un'idea del significato del koan.

Namo Amida Bu

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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