Ecco una poesia in stile Tanka di uno dei miei poeti giapponesi preferiti: Saigyo.

Un pino solitario

cresce in una valle

e io ho pensato

che ero l’unico

senza un amico

Il nome Saigyo significa: “viaggio ad occidente” e nella simbologia buddista il viaggio verso occidente significa un viaggio verso Sukhavati, la Terra Pura di Amitaba.

Saigyo era un monaco buddista che camminava e passava molto tempo tra le montagne. Spesso era in solitudine e molte volte scrisse sulla solitudine.

Ci sono differenti tipi di solitudine. Da un lato, c’è il tipo di solitudine che desidera la compagnia - qualsiasi compagnia, solo qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui condividere le esperienze, condividere uno scherzo o una conversazione insignificante su questo o quello. Può essere di conforto qualche volta una tale comune vicinanza. Parlare con un completo estraneo porta ad affermare una umanità comune.

Ecco un altra poesia di Saigyo:

Se solo ci fosse qualcun altro

che volesse condividere questa solitudine,

fianco a fianco potremmo costruire

il nostro rifugio per l’inverno

nel villaggio montano.

Ma c’è anche la solitudine che è il desiderio di qualcuno in particolare. Così, in un’altra poesia Saigyo scrive:

Come i raggi di luna

passano attraverso

l’improvvisa apertura

tra le nuvole nella tempesta

se solo ci potessimo incontrare

anche per un breve momento.

Qui Saigyo ha perduto una persona particolare. Nella tempesta notturna, di tanto in tanto, velocemente, la luce della luna potrebbe gloriosamente irrompere, per poi all’improvviso andare via di nuovo, mentre le movimentate, turbolente nuvole nascondono la luna alla vista. Mancando il suo amico, desidera un incontro anche solo per un breve momento.

Una tale solitudine è molto vicina al lutto. Molte persone anziane soffrono una penosa solitudine, quando, coloro che sono stati i compagni di una vita, muoiono o non possono visitarli.

Quando mia madre aveva ottant’anni, ho cercato di riunire, per il suo compleanno, alcune delle sue vecchie amiche di un tempo. Questo mi ha portato a spiare furtivamente nel suo vecchio quaderno con gli indirizzi e fare molte chiamate. Ma riuscii a trovare solo una persona ancora in vita e in grado e con la voglia di viaggiare. Ma ce n’era almeno una! Così, quando arrivò il giorno del compleanno, fui in grado di dire: “Mamma, ho una sorpresa per te. Resta qui un attimo”. Andai ad aprire la porta ed invitai la sua vecchia amica. Fu un incontro meravigliosamente gioioso.

Io stesso non soffro molto per il primo tipo di solitudine. Da quando ero giovane ero un introverso, timido con altre persone. Eppure mi mancano le persone. Appena ci si avvicina a qualcuno, si rischia questo dolore opprimente della separazione, quel dolore al petto e quel nodo in gola. Essere separati da coloro che amiamo è una delle otto grandi afflizioni.

Come Saigyo, cerco di prenderlo come un sentiero, assaporando il dolce-amaro della vita, che inevitabilmente comporta tali separazioni. Qui nel samsara siamo separati dalla nostra casa che è la Terra Pura; e un certo tipo di solitudine è tanto parte della vita quanto il sapore salato nell’oceano. Assaporando questo dukka troviamo la nostra via lungo il viaggio in occidente.

Grazie mille!

Amo Amida Bu

Dharmavidya

David

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