La fede è il fondamento del coraggio. La parola coraggio deriva dalla parola cor (cuore). Ciò che salva le persone non sono idee intellettuali, né le istituzioni religiose, certamente non il conseguimento di un rango o di uno status in una organizzazione religiosa. Ciò che salva le persone è un’atteggiamento di base che risiede nel profondo del cuore; ed uno dei modi in cui si manifesta nel mondo è il coraggio.

Questo atteggiamento del cuore, beh, è un mistero! E’ qualcosa di una grande semplicità, ma intriso di grande potere. Un potere che è molto più grande di quello individuale. Riguarda tutto il misticismo religioso. E’ il tesoro mani, la gemma che esaudisce i desideri, è il sacro graal, è l’obiettivo di ogni ricerca religiosa. Chi lo trova è invincibile.

Un altro termine per definirlo nel buddismo è vajra, o dorje in tibetano. Indica il diamante, la più forte delle sostanze. In questo senso possiamo considerare il buddismo una religione mistica. Essendo di grande semplicità, il nembutsu la definisce così bene! E’ un unico punto. Di sicuro l’intera dottrina buddista può essere considerata come un’elaborazione di questo singolo punto. Ma fino a quando non si ha un tale punto di partenza inciso profondamente, la mera elaborazione della dottrina non porta da nessuna parte. L’alfa e l’omega del buddismo sono il rifugio ed il nembutsu è la pratica che ci riporta a quel punto ancora e ancora.

Questo significa che una scelta è necessaria. Dovete sceglierlo. Non è bene essere vaghi ed insulsi. La fede richiede impegno. In giapponese parliamo di senchaku: selezione. L’amidismo è senchakushu: la via della selezione.

Honen ha scelto la recitazione del nembutsu. Così, non solo ha definito la chiave unica per tutto il buddismo, ma, simultaneamente, ha fondato una pratica che può essere una fonte di forza anche per il contadino più analfabeta.

Tale unidirezionalità è ciò che Shakyamuni chiamava samadhi: dhi significa visione e sama-dhi è la visione ultima, ossia la visione di un cuore che non è confuso. Il Budda vide che le persone hanno la mente dispersiva. (A volte chiamata “mente-scimmia”, l’immagine di una scimmia che salta da un albero all’altro in cerca di frutta da mangiare).

Stiamo parlando di una mente eccezionale che è il fondamento del coraggio. Questo ha permesso ai pellegrini buddisti di attraversare il deserto, attraversare i continenti, vivere in grotte, fronteggiare briganti e banditi e tenerli calmi, anche in situazioni di pericolo di vita. Questa è l’essenza del bodhicitta. La mente del bodhisatva che vuole solo servire per la salvezza di tutti gli esseri senzienti.

Affidarsi all’altro-potere libera dalla titubanza. Dona chiarezza, volontà, direzione. Anche se siamo completamente immersi nell’azione, ci mantiene in pace e con il cuore saldo.

Il praticante di nembutsu affida la vita stessa alla pratica. Come disse Trungpa Rinpoche in un’occasione: “Sia che vivrete o che morirete, va bene”. Questo è lo spirito dell’affidarsi. Il coraggio è il segno della fede.

Namo Amida Bu

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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