Recentemente pensavo ai dieci precetti Mahayana. Talvolta prendiamo questi precetti per impegnarci nel sentiero del Dharma e promettiamo di non uccidere , non rubare, non dire il falso e così via. Quando pensiamo a queste promesse, per prima cosa pensiamo che sia abbastanza semplice, sono cose che non si dovrebbero fare e si é abbastanza sicuri che non si faranno.

Ma in realtà quando ci riflettiamo vediamo che siamo tutti coinvolti in queste cose. Paghiamo le tasse e queste sono spese, tra le altre cose, per l’esercito. Il cibo che mangiamo, anche la dieta più vegana, implica l’uccisione in qualche parte della filiera, per produrre la quantità di cibo di cui gli esseri umani necessitano. Non c’è modo di evitare di essere coinvolti nell’uccisione. Quindi, forse, il precetto dovrebbe essere: “Prometto di cercare di uccidere di meno” oppure “prometto di essere consapevole, più consapevole di quanto sono coinvolto nell’uccisione; di diventare più consapevole di quanto sono coinvolto nel prendere ciò che non è mio, nè appartiene al gruppo di cui faccio parte”.

Naturalmente si estende alla psicologia: “Prometto di diventare consapevole di quanto desidero e sono attaccato alle cose”, e ancora: “Quanto dissimulo e presento un’immagine di me stesso che in molti casi è un inganno, portato avanti per anni ed anni”.

Forse ho bisogno di essere più consapevole di quanto denigro gli altri e alimento conflitti, quanto mi aggrappo all’opinione di me stesso, del mio gruppo, di altri gruppi e così via. Tutte queste cose sono diventate compulsive, talvolta tossiche. Forse dovrei essere consapevole delle mie abitudini compulsive ed intossicanti.

Tutto questo è un po’ scoraggiante se ci pensiamo, improvvisamente pensiamo: “Oh non è così semplice dopo tutto, forse non sono dotato di una tale generosa e compassionevole mente come pensavo. Forse non è così facile essere una persona virtuosa”.

Poi, forse, cadiamo nel biasimo di noi stessi e degli altri, o nel biasimare le circostanze, per poi renderci conto che, così facendo, abbiamo creato ancora più confusione.

Questa è la vita. Questo è l’essere bombu, è l’akunin in noi. Il fatto è che è normale. Si deve vedere la via di mezzo. Da una parte non va bene dire semplicemente: “Questo è normale, quindi non devo fare niente di niente”. D’altra parte, non ha senso flagellarsi o biasimare gli altri o aggrapparsi ad una rigida idea sulla propria personale purezza, sulla virtù personale, sul giustificare qualunque cosa si faccia. Diciamo: “Farò del mio meglio”, ma, ovviamente, sappiamo che non sempre facciamo del nostro meglio. Faremo ciò che faremo.

Cerchiamo di vivere una vita naturale. Per fortuna il Buddha ci riceve così come siamo, e per questo possiamo essere grati. Quindi, forse, il precetto più importante è essere grati. Praticare la gratitudine, ricoradarsi e dire “Namo Amida Bu. Namo Amida Bu”. Il mondo gira!

Namo Amida Bu!

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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