Questa mattina abbiamo appreso la notizia della morte di Suvidya, il capo del Sangha della Terra Pura a Delhi, in India. Questo è un evento tragico e siamo tutti molto scioccati e tristi. Suvidya aveva contratto la febbre, probabilmente il virus covid, ma, poiché gli ospedali sono al momento sovraccarichi, non ha potuto ricevere le cure mediche di cui aveva bisogno.

Per tutta la sua vita Suvidya ha vissuto in circostanze di povertà e deprivazione, non inconsueta in India e in molte altre parti del mondo. E’ una grande tragedia che gli esseri umani si dirigano in modo da lasciare molti di loro privati delle cose più essenziali. Si è schiacciati da un tale sistema, e, se si ha compassione, anche se non si è tra coloro che sono schiacciati, lo si sente nel proprio cuore.

Certo, leggiamo sui giornali o vediamo sui nostri schermi ogni giorno che ci sono molti morti. Anche mentre sto facendo questo discorso da qualche parte qualcuno sta morendo. Quando le persone sono lontane da noi, non lo sentiamo in modo così acuto. Quando ci sono vicine, quando si tratta di un membro della nostra famiglia o della nostra comunità, allora quel dolore può essere estremamente acuto, l’agonia più tremenda.

La perdita, il lutto, sono tra le otto grandi afflizioni di cui parla il Buddha quando definisce dukkha. Quindi, qui c’è un grande dolore.

Al tempo stesso sappiamo che la morte non deve essere considerata “il grande nemico”. La morte arriverà per tutti noi ed abbiamo fede nella Grande Luce della morte. 

Chi, come Suvidya, ha vissuto la vita del bodhisattva, ha dato così tanta energia nell’assistere e aiutare le persone in difficoltà, nelle stesse sue circostanze, è un’anima notevole ed una grande ispirazione per tutti noi ed è entrato nella Grande Luce. Possiamo essere fiduciosi per lui, provando simpatia e compassione per coloro che sono rimasti indietro, ai quali mancherà la sua guida ed il suo aiuto, ma possiamo col tempo essere capaci di prendere ispirazione dalla sua vita, un’ispirazione che continua ad esistere tra noi.

Così…..la vita è talmente, talmente dolce-amara! Da una parte il grande esempio, la grande ispirazione, lo spirito vivente, che non morirà mai. Dall’altra la perdita, il dolore, il lutto, la tristezza, la tragedia. Il sentiero buddista scaturisce dalla vita, e dalla morte, del Buddha Shakyamuni. Sono sicuro che Suvidya ci avrebbe parlato così. Il Dharma scorreva sempre dalle sue labbra ed io ho moltissimi bei ricordi dei nostri incontri. Contemporaneamente ho ricordi delle disperate circostanze nelle quali lavorava e nelle quali dava il suo aiuto per trascenderle. Amore e dolore della perdita sono inseparabili. Camminano mano nella mano.

Namo Amida Bu

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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