Satsang: cos’è il Satsang? Sat vuol dire verità, sang vuol dire Sangha. Il Satsang è il Sangha riunito nello spirito di verità o, potremmo dire, è la verità che si manifesta nel Sangha. Praticamente significa passare del tempo con il maestro, sedersi in presenza del maestro, magari in silenzio. Ma sedersi in presenza del maestro è come sedersi in presenza di Amida. Il maestro e i discepoli sono seduti insieme in presenza di Amida. Siamo seduti con tale presenza in riverente silenzio, non stiamo cercando di fare qualcosa, non siamo in meditazione nel senso di un esercizio di yoga, ma è più un’attesa, un ascolto, tenersi pronti. Ci sediamo insieme in silenzio e vediamo cosa arriva. Quando ci sediamo in silenzio in questo modo, alla presenza di Amida, qualcosa viene a galla, abbiamo fede in questo processo. Non è come partecipare ad un incontro con una lezione preparata o con l’intenzione di dirigere un certo discorso….No!….nasce spontaneamente  dall’ispirazione di Amida in quel momento. 

Quindi Satsang è lo stare insieme in silenzio in presenza di Amida: maestro e discepoli, in attesa, ascoltando, aprendo il cuore, guardando cosa sorge, non ci si dovrebbe chiudere in quel momento, non si dovrebbe aspettare passivamente che qualcun altro dica qualcosa  di conforme, piuttosto si dovrebbe essere aperti, guidati dall’ispirazione che sorge attraverso questo spirito. Quando l’incontro procede in questo modo, accade qualcosa di notevole, speciale, diventiamo dei ricettori dello spirito che entra nella vita. Poi qualcuno condivide qualcosa, potrebbe essere qualcosa di sacro, potrebbe essere qualcosa di mondano, chissà, qualunque cosa sorga spontaneamente in tale situazione è benedetta, è una grazia, chissà dove porterà!

Quindi c’è qui una fede nel processo, una fede nell’apertura, una fiducia nell’aprire il cuore. In questo senso è anche una pratica. E’ una pratica fare proprio questo. Se riusciamo ad aprire i nostri cuori, ad aprire le nostre menti, ad essere pronti e disponibili in ogni situazione della vita, questo naturalmente, è il miracolo.   

Questo è un momento speciale di ciò che potremmo chiamare una pratica intensa. La pratica di attendere, attendere in spirito, attendere l’ispirazione, attendere le parole di Amida che arrivano al nostro cuore. Non dovremmo disdegnare nulla. Potrebbe esserci qualcosa di apparentemente ordinario, potrebbe esserci una confessione o una condivisione. Forse potrebbe esserci solo un’osservazione, qualcosa che sembra avere in quel momento un’energia speciale e forse un elemento di mistero, e da quello si sviluppa un dialogo, qualche replica, qualche risposta, qualche processo dialettico che ci innalza sull’ordinario, ci innalza al cuore di Amida in un modo o nell’altro. E noi lo celebriamo!

Namo Amida Bu

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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