Il Buddha Sakyamuni è vissuto 2500 anni fa. Conosciamo molte storie su di lui sia prima che dopo la Sua illuminazione. Una delle famose storie della sua infanzia è quella in cui si trovava sotto la melarosa. 

Quando era un ragazzino andò alla festa dell’aratura che si teneva in primavera. Era un grande evento per queste persone, che da poco erano diventati agricoltori e si erano stabilizzati arando i campi. Quindi, il festival dell’aratura era una grande occasione e il padre di Siddharta Gautama ebbe l’onore di essere la prima persona a tagliare il solco. Così, il ragazzino guardava suo padre uscire e guidare l’aratro trainato da buoi riccamente decorati che attraversavano il campo. Il bambino vedeva la terra tagliata e la sentiva come una ferita, la carne della Madre Terra era stata tagliata, vedeva come, quando la terra viene tagliata, le vite degli animali che vivono nella terra ne sono sconvolte, gli uccelli scendono dal cielo e si nutrono di quelle piccole creature.

Il ragazzino fu molto turbato da questa vista e si allontanò, avendo bisogno di pensarci su. Era accudito dalle bambinaie, ma queste erano così prese dall’eccitazione della festa che per un po di tempo non notarono che era andato via. Poi qualcuno diede l’allarme: “Dov’è andato Siddharta?”, tutti si misero a cercarlo e lo trovarono rapito in contemplazione, seduto sotto una melarosa. Erano tutti molto affascinati nel vederlo lì seduto e pensavano: “Oh, sarà un grande saggio un giorno”.

Ciò che viene preso in considerazione da questa storia in genere è la metodologia. Si dice che più tardi, la notte della sua illuminazione, il Buddha ricordasse il rapimento che ebbe sotto l’albero della melarosa e che applicò questo metodo per entrare nel Dhyana, lo stato di assorbimento, lo stato di meditazione, che lo portò all’illuminazione.

Ma io penso che dovremmo riflettere sul contenuto della sua riflessione di quel momento. L’illuminazione non è indotta da una tecnica, ma dall’incontro della realtà esistenziale. Questo è ciò che stava avvenendo al piccolo Siddharta in quel momento. Proprio quel giorno vide che è impossibile vivere in questo mondo senza ferire e distruggere. Quegli uccelli non avrebbero potuto vivere senza cibarsi degli insetti e dei vermi. Gli esseri umani non potevano vivere senza coltivare il cibo e la coltivazione di quel cibo portava con sé morte e distruzione. Non c’è via d’uscita a tutto questo. E’ il grande dukka, il grande dolore. Non c’è modo di vivere una vita completamente inoffensiva.

Più tardi il Buddha incontrò gli asceti Jana che si sforzavano valorosamente di vivere una vita totalmente innocua e pura, ma egli sapeva che quel percorso è impossibile. Il Buddha  Shakyamuni ci ha insegnato come vivere una vita nobile nel bel mezzo di un mondo come questo. Non un mondo nel quale  noi, grazie al nostro sforzo spirituale, entriamo in un mondo completamente diverso, ma in quello che accetta la vera realtà della nostra condizione.

Namo Amida Bu

Grazie mille!

Dharmavidya

David

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